Sogno di Una Notte di Fine Estate: Moto Ondoso in Aumento

Le Avventure di Mara Meo (episodio uno)UraganoLogo.jpg

I ricordi, come i fossili, appartengono a due categorie: ci sono ricordi chiari, inconfondibili, e come i fossili di provenienza certa, ad esempio un Carcharocles megalodon di Aurora, North Carolina, un Elrathia Kingi di Delta, Utah oppure un Mene Rhombea di Bolca, occupano un posto ben definito nella nostra mente. Altri ricordi sono invece meno nitidi, difficili da inserire nella stratificazione temporale che è la nostra memoria e, così come quei fossili di origine meno sicura, per i  quali bisogna porsi le fatidiche domande "che specie sono?" oppure "da quali giacimenti provengono?", hanno bisogno di un po' di tempo per essere sistemati con certezza.

L'avventura che Mara mi ha raccontato alcuni anni fa, appartiene alla seconda categoria, non potendo io inserirla nel tempo con ragionevole certezza. Tutto è accaduto, se è accaduto, alla fine dell'estate (o forse era già autunno) e sicuramente prima dell'11 Settembre 2001, poichè l'addetto alla dogana dell'aereoporto lasciò salire Mara sull' aereo con il bagaglio a mano pieno di denti di C. Megalodon, dalla seghettatura tagliente come un rasoio, senza farle alcun problema di sicurezza. Diciamo che gli eventi, con buona probabilità, si svolsero più di dieci anni fa, tra l'estate e l'autunno del 1999.

Uragano Irene

Irene, che con una bella categoria 2 si era guadagnato di diritto lo status di uragano, nei Carabi cambiava continuamente direzione, e nessuno poteva prevedere se, dove e con quale forza si sarebbe abbattuto lungo la costa occidentale degli Stati Uniti, dopo aver lambito il parco nazionale delle Everglades ed il sud della Florida. Mara faceva gli scongiuri. Si trovava in Nord Carolina, proprio in quella lingua di terra tra Cape Fear e Cape Hatteras, che negli anni 90 aveva calamitato i più potenti uragani che che avevano toccato gli Usa. Le avrebbe dato tremendamente fastidio dover deviare dal suo itinerario che prevedeva di scendere fino in Florida, seguendo la costa atlantica.

Mara doveva incontrasi con Richard e Mike all'ingresso del museo di paleontologia ed era in largo anticipo. Quella mattina, il sole picchiava forte, Mara decise così di entrare nel museo e di aspettare gli amici al fresco, cogliendo l'occasione per dare uno sguardo ai denti di squalo e di balena risalenti all'Eocene (Castle Hyne fm.).

Probabile Zygorhiza Kochi

L'ingresso al museo era gratuito. Mara, che allora parlava ancora inglese con un marcato accento italiano, infilò comunque qualche dollaro nella fessura delle donazioni, e chiese il permesso per scattare fotografie. L'addetto alla reception, in un sorprendente italiano con accento toscano, le chiese: "sei italiana?"

Mara annuì, preparandosi a rispondere a quella sfilza di domande del tipo "di dove sei", "da dove vieni e dove vai?", "hai parenti da queste parti?" e soprattutto si preparava a rispondere alla fatidica ed immancabile "quanto ti tratterai negli States?". Tutti gli americani, che siano di origine italiana, irlandese o di vattelapesca, hanno una vera e propria fissazione nel chiedere questa cosa.

L'attesa di Mara venne invece delusa. Il tizio, il cui viso era adornato da un orecchino che stonava del tutto (e sì, che a Mara, il piercing non dispiaceva affatto), cambiò improvvisamente umore, e, questa volta in inglese, con la voce diventata stridula, avvertì Mara che poteva scattare fotografie, anche col flash, ma guai se toccava le vetrine che aveva appena pulito.

Mara si diresse allora verso la sala con i fossili dell'Eocene chiedendosi cosa poteva aver mai fatto di male per meritarsi la sgarbatezza dell'addetto alla reception.

Zygorhiza Kochi

La nostra amica era incantata dalla bacheca con i denti degli archeoceti. Nel tentativo di fotografare un esemplare perfetto, Mara si sorprese a poggiare una mano sulla teca. Decise allora di anticipare la ramanzina del cerbero tosco-americano, che la sorvegliava guardando attraverso le vetrine trasparenti, e, fingendo di non sapere nulla sulle cave da cui provenivano gli esemplari esposti, sfoderò il suo miglior sorriso: " è possibile visitare queste località?"

E lui, di nuovo in italiano: "mica lì ci possono andare tutti; quelle cave sono off limits per i collezionisti!"

Oddio, Mara iniziava ad incavolarsi di brutto... erano anni che frequentava quelle cave, ed anche se purtroppo molte di esse non erano più accessibibili agli appassionati di paleontologia per problemi assicurativi, la nostra cacciatrice di fossili sapeva per certo che le località in questione erano aperte, anzi apertissime, visto che insieme con Richard, il pilota di elicotteri, e Mike, il direttore del museo, avevano organizzato una spedizione per il recupero di fossili in una di esse.

"Voi sì, che in Italia avete una legislazione che non permette agli appassionati di avvicinarsi ai fossili, ed è giusto che sia così" incalzò il tizio.

L'elogio della legge italiana, retaggio del ventennio fascista, odiata persino dagli addetti ai lavori, o almeno da quella parte degli addetti ai lavori che è di vedute larghe e progressiste, aveva davvero colmato la misura: Mara stava per replicare, quando l'arrivo di Richard salvò l'addetto alla reception da una delle sue famose risposte all'acido nitrico.

Proprio la voglia di coltivare in santa pace il proprio hobby, insieme ad una migliore gratificazione professionale, erano stati i motivi principali a spingerla verso paesi con legislazioni più avanzate e meno restrittive per le libertà personali. Quello che più sorprese Mara, fu che il tizio veniva proprio dalla patria di Dante Aighieri e del Rinascimento, e che, storicamente, era stata la fucina delle idee italiane più progressiste.  Come poteva la Toscana aver dato i natali anche a costui? Surprised

Dura Lex, sed Lex

Arrivò finalmente Mike, il direttore della sezione paleontologica del museo, che aveva ottenuto dai proprietari della cava un permesso speciale per poter accedere ad una parte del giacimento molto pericolosa, normalmente off-limits per i cercatori, paleontologi compresi. Così il terzetto di amici, seguito dallo sguardo torvo dell'addetto alla reception, lasciò il museo in fuoristrada, con Mike alla guida che, eccitato come un bambino per l'opportunità di caccia che si era presentata, superò più volte il limite di velocità della Interstate 40 che andava ad ovest, verso Wilmington.

Durante il tragitto, Mara ascoltò lo sfogo del direttore del Museo che raccontava di aver sorpreso l'addetto alla reception a rivendere su Ebay denti di squalo "prelevati" indebitamente dal museo, con ancora l'inequivocabile numerino di catalogazione in bella mostra... non lo avrebbe denunciato ma stava per licenziarlo. Ecco perchè il cerbero era nervoso.

Mara, che in quel momento si sentì meno in colpa per aver appiccicato il chewingum alla vetrina del denti di squalo Innocent, sogghignò, pensando che quando in Italia si rimpiange la fuga di cervelli all'estero sicuramente non ci si riferisce a quello del tizio della reception.

Quel giorno Mara imparò due cose importanti:

1) il più delle volte, chi urla e smania per impedire agli altri di accedere alle località fossilifere, non lo fa solo per proteggere il proprio orticello, ma soprattutto perchè ne trae, o progetta di trarne, un ritorno economico a qualsivoglia titolo; ed ancor più spesso, chi sbraita di più è colui che ha in casa scheletri così grossi che non riescono ad entrare nell'armadio

2) esisteva un casa d'aste online di cui si sarebbe spesso sentito parlare in futuro.

ground sloth gainesville

In cava i tre amici si diressero verso zone diverse: Mara fu attirata dai sedimenti eocenici della Castle Hyne fm., con la speranza di imbattersi in un dente di Zygorhiza Kochi, oppure di Carcharocles auriculatus. Mike scese nella parte più bassa della cava, dove era esposta la sabbia della Pee Dee formation del tardo Cretaceo, in cerca dei fantastici ed elusivi echinoidi Haourduinia kellumi, che sono tra gli echinoidi più difficili da scovare, poichè si mimetizzano in tutto e per tutto con la sabbia e con i sedimenti circostanti. Richard, invece, salì verso i sedimenti pleistocenici, caratterizzati dalla presenza di ciottoli arrotondati, testimonianza delle ultime glaciazioni che si spinsero fino in Georgia, per perseguire il suo sogno: da quando aveva visto il documentario russo con le zanne di mammouth che fuoriuscivano dal blocco di ghiaccio appeso all'elicottero, gli era presa una vera e propria fissazione: trovare un mammouth, con le zanne lunghe un paio di metri che fuoriuscivano dal terreno, impacchettarlo e poi trasportarlo, trionfante, con l'elicottero al museo.

Hardouinia kellumi

Povero Richard, il suo sogno non si avverò mai per colpa di un male inesorabile che lo avrebbe portato via qualche anno dopo. Richard non aveva trovato le zanne di mammouth, ma aveva lasciato a Mara il ricordo del suo senso di spirito che non aveva uguali... come quando rise divertito, scoprendo che le sue amiche al museo gli mandavano in cava solo le scolaresche le cui maestre erano avanti con l'età, dirottando le più giovani e carine agli altri volontari, oppure quando, dopo aver speso metà dello stipendio ed aver dedicato tutto il tempo libero alla costruzione dei ripari per gli studenti che venivano in cava a cercar fossili, riuscì a farsi consegnare dal  ragazzino più fortunato un intero pavimento dentale di razza in cambio di un comunissimo dente di cavallo. E quando pensò di sfruttare la visita alla cava di un plotone di marines della vicina base militare di Camp Lejeune per farsi sbancare lo strato sterile di fossili per poi poter accedere nei giorni successivi agli strati fossiliferi pieni di denti di squalo senza sprecare una sola goccia di sudore? Poveri soldati... un'intera giornata a scavare sotto il sole cocente per non trovare nulla! Che idea gagliarda! Cool

Un'idea in miniera

Assorta nei suoi pensieri, Mara fu sorpresa dal silenzio. Non si sentiva più il frastuono provocato dell'andirivieni dei grossi camion. Erano quasi le cinque e la cava stava per chiudere. La ricerca era andata bene. Il direttore del museo aveva trovato i bellissimi echinoidi del Cretaceo, Richard uno splendido dente di coccodrillo, probabilmente appartenente ad un Gavialosuchus, che entrava a stento nel palmo di una mano. Anche Mara si era difesa bene, con degli Abdounia recticona e dei Brachycarcharias aff lerichei, un magnifico esemplare di C. auriculatus e un frammento di dente di archeocete, probabilmente una Zygorhiza, ma per quanti sforzi avesse compiuto, non era riucita a trovare il resto del dente. Il vento smise di soffiare di colpo. L'atmosfera era strana, tutto era calmo, troppo calmo.

Brachycarcharias aff lerichei

Tornata al museo e salutati gli amici, Mara si diresse a sud sulla Interstate 95, sorprendendosi a guidare lentamente, come se volesse ritardare il più possibile il momento di lasciare l'amata Nord Carolina.

Alla radio dicevano che l'uragano Irene aveva confermato la sua volubilità; si era rinforzato ed aveva cambiato direzione: il tratto di costa del suo probabile impatto era stato adesso ipotizzato molto più a sud, tra le città di Charleston, in Sud Carolina e Jacksonville, nel Nord della Florida, proprio dove Mara era diretta.

La nostra cacciatrice di fossili non aveva nessuna voglia di arrivare fino in Florida per poi rimettersi in auto e percorrere in fila indiana la "Hurricane Escape Route" ovvero via di fuga dall'uragano verso l'entroterra insieme ad altre decine di migliaia di autovetture. Doveva tenersi pronta e prepararsi per il piano B: l'unico problema era che Mara non aveva nessun piano B. Dopo il pernottamento in Sud Carolina, Mara, insieme con il caffè, apprese che venti provenienti da ovest avrebbero probabilmente costretto Irene a virare al largo, verso le Bermuda.

Carcharocles auriculatus

Lo stato di allerta era stato comunque dichiarato per la costa della Georgia e per il Nord della Florida, ma non era stato emanato l'ordine di sgombro. Mara decise allora di continuare verso sud, di attraversare in autostrada il resto del Sud Carolina, la Georgia e di raggiungere l'isola Fernandina Beach, poco distante dalla città di Jacksonville, collegata alla terraferma da un ponte lunghissimo. Irene avrebbe dovuto lambire l'isola intorno alle 8 di mattina del giorno dopo.

Nel tardo pomeriggio il vento era ripreso, per diventare, in serata, forte e teso. I camper e gli enormi autoarticolati che sorpassavano la piccola Subaru di Mara ondeggiavano in maniera davvero paurosa. Mara rallentò cercando di addossarsi il più possibile alla destra della carreggiata, beccandosi anche una strombazzata di troppo da un camionista impaziente. Non aveva mai guidato in condizioni così proibitive, per fortuna solo poche miglia la separavano dal confine con la Florida. Arrivò a Jacksonville rincuorata dal fatto che sulla corsia opposta, che durante gli uragani viene usata come "Hurricane Escape Ruote" per dirottare le evacuazioni verso nord, non c'era traffico, quindi non era stato emanato l'ordine di sgombro.

EVVIVA!!!

Al Motel la stanza era ampia e pulita. Mara stentò a prendere sonno perchè vicino alla sua finestra c'era un'enorme e rumorosa  bandiera americana che sventolava, strapazzata dal vento teso. A farle compagnia la TV, con il canale metereologico che confermava che Irene avrebbe virato a nord-est, verso le Bermuda, giusto prima di toccare la terraferma.

Che sollievo!

La sveglia è alle 5. Beep beep beep...

Ancora trasognata dopo la notte trascorsa quasi insonne per il rumore provocato della bandiera, Mara accese la TV per aggiornarsi sull'uragano, anche se odiava essere bombardata dalle notizie dei telegiornali di primo mattino. L'uragano Irene si era ridimensionato, il bollettino non parlò di gravi pericoli, ma solo di moto ondoso in aumento.

Rassicurata, saltò in macchina. L'auto veniva percossa da raffiche di vento tremende. Agli incroci, i semafori sembravano toccare terra per le forti oscillazioni. Attraversò il ponte che porta all'isola di Fernandina Beach stando attenta ai pellicani che, cercando riparo dal vento, volavano bassi, quasi all'altezza del manto asfaltato. Arrivata al litorale, Mara piegò verso sud, verso il suo posto segreto. La strada era a tratti coperta di sabbia.

Divieti balneazione

Al parcheggio, incrociò un pickup pieno di bandiere rosse, un pensiero le attraversò la mente: "oddio, una manifestazione a quest'ora della mattina?" " Mica bloccheranno le strade?"

"Ma no, siamo della guardia costiera e stiamo piantando le bandiere rosse per il divieto di balneazione su tutto il tratto costiero", spiegò l'autista del pickup, avvertendo Mara di stare attenta poichè stavano sopreggiungendo le ondate gigantesche provocate, più a largo, dall'uragano... la giornata ideale per cercare fossili in spiaggia.

I fossili non erano nativi di quella spiaggia, ma venivano (e ancor oggi vengono) fuori con regolarità perchè, per ovviare alla perdita di metri e metri di arenile dovuta agli effetti dell'erosione, le spiaggie vengono periodicamente reintegrate con sabbie fossilifere dragate al largo, nell'oceano, e nei due grandi fiumi vicini, Il St. John River ed il St. Mary River.

Questo costoso sistema si prefigge due scopi: far sì che le grandi e bellissime spiagge della Florida restino tali, e che i sommergibili abbiano pescaggio sufficiente per raggiungere le basi militari costiere. Da qualche parte esisteva una banchina fossilifera, dove le draghe "pescavano" a volontà. La speranza di Mara era imbattersi in un concentrato di questi fossili messo allo scoperto dalle ondate.

Faceva freddo. Lontano, all'orizzonte, il cielo era scuro, ma a parte il vento e la schiuma delle onde, niente lasciava persare che a poche decine di miglia verso il largo, imperversava un uragano. Mara tornò indietro alla macchina per indossare un pigiama sotto i jeans, poichè la sabbia, spinta dal vento forte, arrivava fino alle gambe, pizzicandole.

Finalmente, la ricerca dei fossili potè avere inizio. La nostra amica era sola, ma non aveva paura. Aveva sognato un giorno come questo per tutta la vita, ed adesso che il desiderio si stava avverando, non sarebbe stato certamente un po' di vento e qualche onda lunga a fermarla.

Galeocerdo cuvier

L'intensità del vento sembrò diminuire, andava un po' meglio. Come in un miraggio Mara vide correrle incontro un altro pazzo che in pantaloncini e a dorso nudo faceva joggins sulla spiaggia, incurante del tempo. Si incrociarono. Mara, controvento, riusciva a fatica a compiere piccoli passi; lui, veloce come un fulmine per il vento alle spalle, le lanciò un cordiale "Hi", per poi scomparire dietro le dune. Qualche dente iniziò a venir fuori, prima un Galeocerdo luccicante, da paura, subito seguito da un magnifico Hemipristis.

Più che alte, le onde erano lunghe, ma con cadenza regolare. Mara aveva tutto il tempo di seguirne l'orlo e vedere se la risacca scopriva qualche fossile decente. Unico problema era la schiuma che copriva gran parte della spiaggia. Una carcassa di delfino, o forse di un lamantino, emanava un puzzo insopportabile; Mara non si avvicinò neppure a vedere... il povero animale doveva essersi spiaggiato ben prima dell'uragano. Poi, all'improvviso, il cielo schiarì del tutto. Un onda più lunga delle altre aprì una specie di golfetto sulla spiaggia, mettendo allo scoperto una banchina fossilifera di pietrisco chiaro. Subito dopo seguì una serie di onde con intervalli molto brevi, che a Mara parvero frettolose. Poi il vento si fermò del tutto, le fastidiosissime mosche cavalline fecero la loro comparsa ed il mare sembrò ritirarsi, lasciando scoperto uno scalino di quasi un metro. Mara saltò il gradino affondando nella sabbia e nel pietrisco fino alle ginocchia... e fu allora che li vide, illuminati da un raggio di sole. Il cuore battè come impazzito.

Beep beep beep...

Carcharocles megalodon bonanza

 

Nando Musmarra as told by Mara Meo © 2011