LA RIOJA GIACIMENTO 1 - L'ERA DEL PELADILLO
di Nando Musmarra
Con l'Era del Peladillo si inaugura una serie di articoli sui giacimenti di impronte di dinosauro della provincia spagnola di La Rioja. Tra i tanti, verranno presi in esame solo i giacimenti facilmente raggiungibili in automobile che, non richiedendo lunghe scalate in montagna, siano fruibili da parte di tutti.
DIFFICOLTA' ACCESSO AL GIACIMENTO: Nessuna per il settore inferiore del giacimento, poi il pendio diventa decisamente irto e la forte pendenza può rendere la passeggiata disagevole. Consiglio comunque di "stringere i denti" e proseguire, anche se a volte bisogna improvvisare le doti dell'uomo ragno: il giacimento è veramente spettacolare e vale la pena faticare un po'!!!
TIPO DI TRACCE: sauropodi, ornitopodi, teropodi
ESTENSIONE DEL GIACIMENTO E QUANTITA' TRACCE: 2170 mq. con circa 1700 tracce
DISTANZA DA PERCORRERE A PIEDI: 200 Metri per il primo settore del giacimento
DISTANZA DA IGEA: 2,2 Km.
Mappa cortesia di Google Hearth
COME ARRIVARE: Dal museo situato nel centro di Igea, prendere la strada principale (Calle Mayor/Lr-387) che attraversa la cittadina in direzione Nord-Nord/Ovest. Dopo una strettoia, si lascia l'abitato e al bivio si deve tenere la sinistra ed imboccare lo sterrato del "Camino de Los Campillos" che corre parallelo al fiume Linares.
Dopo un paio di km. si vedono i cartelli indicatori del giacimento. Parcheggiare nella piccola area di sosta sulla destra del viottolo e seguire il sentiero sulla sinistra che sale sulla collina. Già dalla strada si vedono i vari settori, ripuliti dagli arbusti, dove ci sono le lastre con le impronte.
La freccia rossa indica la sezione N.1 del giacimento l' Era del Peladillo vista dal parcheggio; nell'immagine piccola una foto aerea del giacimento che e' suddiviso in 7 distinte sezioni
DESCRIZIONE:
Nei sedimenti che costituiscono il substrato de "La Era del peladillo" si possono osservare fossili di bivalvi, gasteropodi e resti di pesci come le squame di Lepidotes minor.
Si ricorda che il luogo (come del resto tutti gli altri giacimenti che andremo a descrivere) è protetto, e che in tutta la Spagna è proibito prelevare fossili.
Il sito de "La Era del Peladillo" (il nome "Era del Peladillo" si deve al toponimo più prossimo sulla mappa geografica: Peladillo, diminutivo di Pelado, significa una zona senza alberi) è uno dei giacimenti più importanti de La Rioja sia per il numero di tracce (piu' di 1.700), che ne fanno uno dei giacimenti di impronte di dinosauri tra i più grandi d'Europa e del mondo, sia perché nella parte bassa (sezione N.1) di questo giacimento sono state identificate per la prima volta le impronte del tipo Hadrosaurichnoides igeensis CASANOVAS et al., 1992, appartenenti ad un grosso ornitopode dalle zampe palmate.
Le impronte palmate di Hadrosaurichnoides igeensi nell'icnosito dove sono state identificate per la prima volta
Si tratta di impronte di un dinosauro ornitopode, con zampe munite di dita corte e tozze di forma quasi rotonda, tipiche degli ornitopodi bipedi, che in questo particolare caso sono unite da una membrana interdigitale di cui si sono perfettamente conservate le grinze. Le impronte sono numerose, si dirigono in molte direzioni e spesso si sovrapppongono. Ciò indicherebbe che il gruppo di Hadrosauridi, composto da più individui, eleggeva il sito come luogo di sosta abituale. Da segnalare nella sezione N.1 del giacimento "La Era del Peladillo" anche la presenza di alcune piste di teropodi parallele tra di loro.
Panoramica della sezione N.2 de "La Era del Peladillo"
Salendo un po' si arriva alla sezione N.2 del giacimento, dove si possono notare, oltre ad altre impronte di hadrosauridi dalle zampe palmate, le tracce di un gruppo di sauropodi che, dal numero di impronte e dalla dimensione dell'area da esse occupata, fanno pensare ad una mandria composta da molti individui. Anche in questo caso le tracce si diramano in tutte le direzioni sovrapponendosi, rendendo così molto arduo il lavoro di schematizzarle in singole sequenze. Le impronte migliori appartengono ad alcune sequenze manus pes che si sovrappongono ad impronte tridattili di difficile identificazione.
Esempi di tracce di teropodi che conservano l'impronta del metatarso
In un studio pubblicato su PLoS ONE, l'icnologo canadese Andrew R.C. Milner, ha descritto la fantastica ed inequivocabile sequenza di impronte di un teropode del Giurassico inferiore, esposta al Dinosaur Discovery Site a St. George, in Utah, dalla quale si evince che il dinosauro carnivoro, passa da un andatura digidigrada ad una camminata plantigrada, poggiando al suolo anche parte dei metatarsi, poi si ferma accucciandosi con l'ausilio della coda e di entrambe le mani, che in questa postura di riposo si trovano in posizione mediale, parallele ai fianchi del teropode, proprio come le ali negli uccelli moderni. Nella traccia di St. George è evidente come dopo un piccolo salto, il teropode si rialza, e riprende il suo normale cammino digidigrado. Questo studio è molto importante perchè attribuisce un comportamento aviano ad un teropode del Lias.
Nello schema in alto, in colore rosso le impronte del teropode in posizione di riposo, che si accuccia aiutandosi in questa postura con le mani, in verde le impronte che il carnivoro lascia al suolo dopo un saltello, prima di riprendere a camminare, in blu le impronte della coda. Nella foto al centro, il calco della camminata del sauropode esposto al Dinosaur Discovery Site, sotto, una rappresentazione del "Resting theropode Dilophosaurus wetherilli " di Heather Kyoht Luterman, anch'essa pubblicata su PLoS ONE
Il giacimento N.3 si sviluppa in lunghezza, quasi arrampicandosi lungo il pendio della montagna e conserva, longitudinalmente ad esso, una serie molto netta di impronte attribuibili a Coelosauri che seguono tutte una stessa linea, ma vanno in direzioni opposte. Queste impronte non si intersecano mai con quelle adiacenti di sauropodi.
Sezione N.3: Il canale con le tracce dei Coelosauri
Gli studiosi ritengono che le tracce dei Coelosauri sono state lasciate nel letto di un canale profondo e, solo in un secondo tempo, un terremoto le ha portate allo stesso livello di quello calpestato dai sauropodi.
Da segnalare che le tracce dei teropodi presenti alla sezione N.3 non si limitano ai Coelosauri, ma c'è anche una sequenza di impronte di un grosso carnosauro.
Panorama dalla sezione N.3 del giacimento L'Era del Peladillo
La sezione N.4 del giacimento si distingue per avere molte impronte di sauropodi che appartengono (come del resto tutte le altre impronte di sauropodi del giacimento "La Era del Peladillo" ) al tipo Brontopodus dove le zampe dei grossi dinosauri quadrupedi non calpestano mai la linea mediana.
Tracce di ornitopodi di varie dimensioni
Continuando ad arrampicarsi tra il rosmarino selvatico, si arriva al lastrone della sezione N.5. Questa è la parte del giacimento che io preferisco: accanto ad alcune impronte di sauropodi intersecate da una pista di teropodi, sono impresse alcune serie di impronte, molto ben marcate, attribuibili ad ornitopodi. Tutte le tracce mostrano impronte di dita rotondeggianti, ma, a differenza delle tracce della sezione bassa (N.1) del giacimento, i piedi di questi ornitopodi non erano dotati della membrana interdigitale. La grandezza delle impronte è molto variabile, e, quelle con una lunghezza inferiore ai 9 cm., sono una vera delizia: le impronte degli ornitopodi più piccole della Rioja. Si presume che la zampa di questi piccoli ornitopodi poteva al massimo arrivare ai 45 cm. di altezza.
Le tracce dei piccoli ornitopodi non arrivano ai 9 cm. di lunghezza
La sezione N. 6 (la più alta del giacimento), dalla quale si gode di un panorama mozzafiato, si distingue per contenere una moltitudine di impronte di sauropodi (evidenziate in rosso nello schema sottostante) che, sovrapposte a quelle impresse in precedenza da dinosauri tridattili, mostrano con chiarezza il fango (in giallo) spostato dalle grosse zampe del dinosauro.
L'ultima sezione, la N.7, segnalata nel 1996 da Isidoro Herce, si trova invece giù, alla stessa altezza della sezione N.1. Il lastrone contiene le impronte di almeno 12 piccoli Coelosauri (la cui altezza poteva variare dai 73 ai 133 cm.) e quelle di un Coelosaurus adulto. Le piste di questi teropodi sono parallele tra di loro, e vanno tutte nella stessa direzione. Da questa sezione del giacimento, che mostra chiari segni del gregarismo dei Coelosauri, i paleontologi si aspettano in futuro molte sorprese con l'ampliamento e la continuazione degli scavi.
Lasciata Igea e L' Era del Peladillo, dirigendosi verso ovest dove si trovano altri giacimenti di impronte di dinosauro, si consiglia una sosta per ammirare i resti di un albero fossile. Questo giacimento si trova sul lato Nord della la statale Lr-238, che da Igea va verso Cornago, di fronte alla chiesa de "La Eremita de Nuestra Senora del Vilar". La località è facilmente accessibile, il tronco fossile è protetto da una tettoia e da una recinzione, e dista solo pochi metri dall'ampio parcheggio.
DESCRIZIONE: In uno studio del 1989, Barale e Viera segnalarono la presenza di un tronco di conifera lungo più di 10 metri. Il ritrovamento fu una sorpresa, perché nei giacimenti scoperti fino ad allora, si erano ritrovati come resti vegetali solo rimanenze della pianta felciforme Tempskya riojana. Il giacimento, e' di ambiente medio lacustre ed in associazione ai resti vegetali sono stati trovati molluschi di acqua dolce (Wealdenia, Unio e Teruella).
Contrariamamente agli altri giacimenti simili, dove i legni fossili si presentano con una facies a "pezzo di pane", con estremità arrotondate per una forte erosione probabilmente dovuta al trasporto, lo stato di conservazione di questo tronco è buono, nonostante non sia silicizzato ma calcificato, e presenti una forte compressione. Il diametro alla base misura 40 cm. che si riduce ad una ventina di centimetri verso l'estremità superiore. Il tronco fossile, dopo uno studio approfondito, fu identificato come nuova specie: Dadoxylon (Araucarionxylon) riojense.
Cliccare sotto per piu' informazioni sul contesto paleogeografico e sul substrato dei giacimenti presi in esame
Il "Centro de Interpretación Paleontológica de La Rioja" di Igea
Bibliografia consultata:
Milner A.R.C., Harris J.D., Lockley M.G., Kirkland J.I., Matthews N.A., 2009 - Bird-Like Anatomy, Posture, and Behavior Revealed by an Early Jurassic Theropod Dinosaur Resting Trace. PLoS ONE
Moratalla Garcia J., Sanz Garcia J. L. - Dinosaurios en La Rioja (Guía de yacimiento paleoicnológicos), 1997, Gobierno de La Rioja, Consejeria de Educación, Cultura, Juventud y Deportes, Iberdrola, Sección de Minelarogia y paleontologia
Pérez-Lorente P. (Coordinador), Dinosaurios y Otros Reptiles Mesozoicos en Espana, 2003, Ciencias de la Tierra N.26, IER, Gobierno de La Rioja, Fundación Patrimonio Paleontológico de La Rioja, Instituto de Estudios Riojanos, Universitad de La Rioja, Logroño
Pérez-Lorente P., Romero-Molina Mª M., Requeta Loza E., Blanco Somovilla M., Caro Calatayud S.- Dinosaurios. Introducción y Análisis de Algunos Yacimiento de Sus Huella en La Rioja, 2001, Ciancias de la Tierra n.24, IER, Gobierno de La Rioja, Fundación Patrimonio Paleontológico de La Rioja, Instituto de Estudios Riojanos, Logroño
Si ringrazia Andrew R.C. Milner per l'aiuto fornito
Nando Musmarra © 1999-2009