Il Monte Generoso... a casa dell'orso


di Sergio Pezzoli

PaleoArte di Davide Bonadonna

 

Ursus Spelaeus Davide Bonadonna

Rappresentazione di Ursus spelaeus di Davide Bonadonna ©

 

La grotta dell'orso, sul versante orientale del Monte Generoso, è conosciuta dal 1988. Si trova a 30 minuti di cammino dalla vetta, in territorio italiano ma a poca distanza dal confine con la Svizzera, e rappresenta un ricchissimo giacimento con reperti fossili di Ursus spelaeus: il grande orso delle caverne che fino a 39.000 anni fa popolava anche i nostri territori.

La grotta dell'orso ha una tipica struttura carsica, originatasi dal lento e costante lavoro dell'acqua che, nel corso dei millenni, ha eroso l'alternanza di strati calcarei e selciferi che costituiscono questa parte di montagna, creando una sorta di "orrido" sotterraneo. È costituita da un corridoio iniziale, lungo 25 metri circa, da una saletta e da uno stretto sifone che porta ad una sala terminale più ampia. È in quest'ultima sala che è stata rinvenuta la maggior parte reperti fossili.

Reperti Fossili

I reperti fossili in una nicchia dell'ultima sala

 

Alcuni anni dopo la scoperta, avvenuta ad opera di speleologi ticinesi, l'Università degli Studi di Milano vi ha intrapreso un'attività di ricerca scientifica e, dopo le prime verifiche, le campagne di scavo sono proseguite in modo continuativo a partire dal 1998, dirette dal prof. Andrea Tintori (docente di paleontologia presso l'Università di Milano), coadiuvato prima dalla dott.sa Zanalda e poi dal dott. Dalla Bona.

Quello nella caverna del Generoso è stato il primo scavo paleontologico a cui ho preso parte: ancora novizio universitario, mi affacciavo proprio in quel periodo all'affascinante mondo dei fossili ...

Il prof. Tintori da subito mi ha trasmesso l'interesse per la paleontologia, disciplina che dalla maggior parte dei naturalisti è vista come un contorno ad argomenti piu consueti come la zoologia e la botanica, ma che rappresenta invece a mio parere un punto di partenza fondamentale per la corretta comprensione della "Historia naturae".

Se ben ricordo, tra il 1998 e il 1999 (avevo ancora la mia vecchia reflex meccanica) chiesi al "Prof." la possibilità di aderire a qualche iniziativa di ricerca, subito dopo aver frequentato il suo corso di paleontologia generale, per toccare con mano la vita di campo anche in questo settore (il mero studio dei libri non può fare un naturalista ma solo un grigio erudito del sentito dire!).

Naturalmente la manovalanza è sempre ben accetta, fui pertanto inserito, anche se in estremo ritardo, nel gruppo di scavo.
La campagna si teneva solamente nel periodo estivo sicché, dopo una breve lezione propedeutica, mi ritrovai in men che non si dica proiettato nel buio della caverna, caschetto in testa e pala in mano!

Il trattamento per noi studenti non era niente male: ci era concesso di salire (senza spese!) sul Monte Generoso con un comodo trenino a cremagliera: partendo da Capolago, sul Lago di Lugano, si raggiungeva la cima in poco più di mezz'ora, attraversando un paradiso di natura incontaminata. Dai 1704 metri di quota della vetta ricordo un panorama a 360 gradi da mozzare il fiato: i laghi prealpini, le alpi dal Gran Paradiso al Cervino e dal Monte Rosa al Jungfrau! Si vedeva poi la Pianura padana fino agli Appennini! Il tutto intervallato dai frequenti incontri con la fauna locale, soprattutto camosci. Meraviglioso! Pernottavamo e riempivamo per bene tutte le nostre pance (sempre senza spese!) all'albergo-ristorante della vetta. Questo albergo si erge sul versante elvetico della montagna e ci ospitava perché gli scavi erano promossi e finanziati dal Canton Ticino. La nostra attività era poi uno spunto turistico in più da proporre ai numerosi visitatori della montagna.

Scavo Monte Generoso

Il lavoro di scavo nella Grotta Generosa è particolare e molto diverso dagli scavi paleontologici cui ho partecipato negli anni successivi.
In grotta la temperatura è costantemente fresca. Il terreno, di colore rossiccio, è incoerente e viene asportato con strumenti da "archeologo": cazzuole, pennelli, ecc. Si lavora in una trincea di argilla, all'interno del fuso carsico che costituisce l'ultima sala della grotta.

Vista l'estrema densità di reperti non si impiegava molto a rinvenire qualche osso. Se questo si trovava in connessione anatomica gli ordini erano di lasciarlo in loco, in attesa dell'arrivo di mani più esperte; nel caso invece si fosse trattato di un ritrovamento isolato, questo doveva essere asportato con massima attenzione, poi catalogato ed imballato.

Interno grotta Monte Generoso


Il metodo di ricerca si può così schematizzare:


Raccolta.

La raccolta dei frammenti doveva seguire tre importanti avvertenze:
1. mai scavare sotto l'osso ma asportare il sedimento seguendo il contorno di ciò che affiorava fino a liberare completamente il fossile;
2. mai cercare di sfilare le ossa dal sedimento;
3. mai creare nicchie per recuperare subito il reperto poiché esso poteva sconfinare in un altro settore di scavo.


Catalogazione.

L'area di scavo era suddivisa in settori tramite una griglia. I settori erano identificati come nella battaglia navale. Quelli in prossimità della parete, chiamati nicchie, erano i piu densi di reperti.
La catalogazione prevedeva l'indicazione del punto di raccolta ed una prima identificazione del frammento osseo, per quanto possibile.
I fossili dovevano essere infine imballati per il trasporto a valle, che avveniva solitamente una volta l'anno, al termine della campagna di scavo, prima che iniziassero le nevicate.


Imballaggio.

I fossili venivano imballati come si fa con le uova: arrotolandoli in carta di giornale e fermando i pacchetti con del nastro adesivo. I frammenti più piccoli venivano raccolti in contenitori di polistirolo, gli stessi che usano i macellai.

Raccolta dei reperti fossili


Setacciatura della matrice.

L'argilla rimossa veniva deposta in piccoli catini rossi, la si setacciava con cura trasferendola all'interno di un secchio ed infine, ormai (si spera!) priva di qualunque contenuto fossilifero, la si rovesciava in una carriola per il trasposto all'esterno.


Periodicamente l'attività di scavo si interrompeva, o per trasportare il materiale di risulta all'esterno, o per fornire spiegazioni ai turisti e alle scolaresche in visita o per ricaricare il generatore (che fatica trasportare tutti i giorni le taniche da 20 litri piene di benzina dalla vetta alla grotta!), senza il quale non avremmo avuto luce all'interno della caverna.

Recupero Reperti Fossili

Uno degli orsi piu grossi ancora in parziale connessione anatomica, uno degli aspetti dell'eccezionale conservazione in questo sito

 

Ad orari prestabiliti a turno si partiva per raccogliere i turisti in vetta ed accompagnarli, dotati di stivaloni e caschetti, all'interno della grotta. Alcuni pannelli illustrativi ci aiutavano a raccontare loro della ricerca, della geologia del sito, dell'età del giacimento e dei nostri amici orsi delle caverne...

Durante i giorni di pioggia la caverna si riempiva d'acqua pertanto l'attività consisteva nello svuotarla!

Cranio Ursus Spelaeus

Gli scavi paleontologici presso la Caverna Generosa, dal 1991 a oggi, hanno portato alla luce migliaia di reperti ossei, per lo più di Ursus spalaeus, ma anche di Ursus arctos, di altri mammiferi (tassi, camosci, marmotte, stambecchi, ecc.) e, pare, qualche strumento in selce di Homo neanderthalensis.

Percorso attrezzato

Chi fosse interessato può raggiungere la Caverna Generosa sia da Capolago dove, presso la stazione del trenino, sono stati allestiti otto poster che raccontano dello scavo in grotta e dei principali gruppi di mammiferi rinvenuti, sia dalla Baita di Orimento seguendo dei pannelli illustrativi che, raccontando i principali aspetti geo-paleontologici del luogo, conducono fino all'ingresso della grotta.


Sergio Pezzoli © 2009